giovedì 26 giugno 2014

il Fatto Quotidiano sull'incontro al Mise

Termini Imerese, nuovi pretendenti: in “palio” anche 750 milioni di aiuti pubblici

Dopo tre anni di promesse e candidati nei guai con la giustizia, sulla sorte dell'impianto del Lingotto, la prudenza è d'obbligo da parte dei lavoratori. Le ultime aziende che si sono fatte avanti sono Mossi e Ghisolfi e Grifa, che promettono di produrre auto ibride e carburanti di seconda generazione. A rendere il sito particolarmente appetibile sono anche i finanziamenti pubblici confermati

“Di entusiasmo ce n’è poco, ci auguriamo che si possa aprire una stagione nuova”. Roberto Mastrosimone, sindacalista Fiom Cgil, sintetizza così lo stato d’animo dei lavoratori di Termini Imerese di fronte all’ultima proposta per rilanciare lo stabilimento siciliano della Fiat che ha fermato l’attività alla fine del 2011. Del resto dopo tre anni di promesse, bluff e teatrini vari sulla sorte dell’impianto del Lingotto, la prudenza è d’obbligo. Gli ultimi aspiranti cavalieri bianchi, candidati a dare nuova linfa all’area, si chiamano Mossi e Ghisolfi e GrifaGruppo italiano fabbrica automobili. Quest’ultima azienda ha appena presentato il suo progetto in un incontro al ministero dello Sviluppo Economico: produrre auto ibride ed elettriche, 35mila vetture all’anno, con un riassorbimento di almeno 400 persone. I dettagli del piano, tuttavia, saranno presentati l’8 luglio, sempre al ministero. “I dirigenti di Grifa ci hanno annunciato che porteranno il capitale da 25 a 100 milioni di euro – aggiunge Mastrosimone – E’ un buon segnale, ma serve anche la collaborazione di Fiat e delle istituzioni”. Già, perché le casse pubbliche si sono impegnate da tempo a fare la propria parte nell’operazione: tra ministero dello Sviluppo economico e Regione Sicilia, sono in ballo finanziamenti fino a un massimo di 750 milioni euro. Una torta che, ad oggi, ha ingolosito non pochi pretendenti, che poi si sono rivelati sistematicamente un bluff. Un motivo in più per tenere alta l’attenzione sugli attuali candidati al rilancio dell’area.
Le offerte sul tavolo - Partiamo da Grifa, l’ultima arrivata, pronta a produrre vetture ibride. Secondo fonti del ministero, la società, costituita appena due mesi fa, conta di assumere 400 persone. Il controllo di Grifa è in mano a Energy Crotone 1, un’azienda che, a dispetto del nome, ha sede a Bolzano e si occupa di energia eolica: tuttavia, nell’ultimo bilancio consultabile, che risale al 2007, si legge che “la società non ha ancora svolto alcuna attività operativa in quanto a tutt’oggi ancora in attesa delle necessarie autorizzazioni per l’avvio della realizzazione degliimpianti eolici“. A sua volta, Energy Crotone 1 è posseduta dalla società immobiliare Professional asset management di Raffaele Cirillo, imprenditore pugliese che nella vita si è occupato più dimattoni che di macchine ibride: il suo nome è legato, nel presente e nel recente passato, al settore della mediazione immobiliare, a società di amministrazione di condomini, a studi di architettura e ingegneria.
Nel futuro di Termini, però, non si intravedono solo auto, ma anche carburanti di seconda generazione. Candidata a produrli è la Mossi e Ghisolfi, multinazionale attiva nel settore dellachimica e con sede a Tortona, in Piemonte, ma con filiali anche in Brasile e Messico. Il tallone d’Achille dell’azienda sono gli ultimi bilanci di M&G Finanziaria, la holding del gruppo che gestisce le partecipazioni in società industriali del settore chimico: in perdita nel 2011 (26 milioni di euro) e nel 2012 (870mila euro). L’attività principale del gruppo è la produzione di Pet, cioè la plastica di cui sono fatte le bottiglie e molti altri contenitori: l’azienda si vanta di essere il terzo produttore mondiale nel settore. L’altro ambito in cui opera Mossi e Ghisolfi è quello dei prodotti chimici derivati da biomasse, un’attività già praticata nella raffineria di bioetanolo a Crescentino, in provincia di Vicenza, e che l’azienda vorrebbe esportare a Termini. Stando a quanto dichiarato a Italpress dall’assessore siciliano alle Attività Produttive Linda Vancheri, la società è pronta a mettere sul piatto 200-250 milioni di euro e, secondo fonti sindacali, ad assumere circa 200 persone.
Oltre a queste aziende, si è fatta avanti anche una terza impresa, ancora senza un nome, la quale, secondo una nota del ministero dello Sviluppo, “ha presentato un progetto per la realizzazione di componenti ad elevato contenuto tecnologico destinati alla realizzazione di apparecchiature per l’accumulo di energia”. Secondo i sindacati, questa società intende dare lavoro a un centinaio di dipendenti.
La partita dei finanziamenti pubblici - Sciolto, almeno in parte, il nodo dei soggetti imprenditoriali pronti a fare ripartire Termini, ora resta da capire come e in che misura beneficeranno di aiuti pubblici. A questo proposito, nel febbraio del 2011 era stato firmato un accordo di programmache rimane il testo di riferimento sul tema: nel verbale di un incontro al ministero, datato 14 aprile 2014, si legge che “è stato confermato l’impegno finanziario complessivo” già indicato nel documento, anche se dallo stesso ministero fanno sapere che “è in corso una nuova definizione” dell’intesa. Anche perché, è bene ricordarlo, i finanziamenti pubblici sono calcolati in base al piano industriale presentato dalle aziende.
In attesa di dati ufficiali, è utile rispolverare quell’accordo di programma per capire quanto le istituzioni siano pronte a spendere per rilanciare Termini Imerese. La Regione Sicilia si impegnava a “concorrere all’iniziativa per un importo non superiore a 350 milioni di euro”. Nel dettaglio, 150 milioni erano destinati alle infrastrutture, mentre 200 milioni dovevano cofinanziare i cosiddetti “contratti di sviluppo“, cioè gli accordi di sostegno ai grandi investimenti industriali da parte dello Stato: contributi a fondo perduto per i macchinari e per le spese, abbattimento degli interessi, finanziamenti agevolati.
Palermo, inoltre, si diceva pronta a garantire agevolazioni regionali in forma di credito di imposta per i nuovi investimenti, sgravi contributivi, contributi fissi per l’assunzione di nuovi dipendenti e interventi di formazione. Ma anche Roma si era impegnata a fare la sua parte. In particolare, il ministero dello Sviluppo Economico si diceva disponibile a ricorrere a un fondo dedicato alle “misure per fronteggiare le situazioni di crisi, tra cui quelle degli stabilimenti Fiat di Pomigliano d’Arco e di Termini Imerese”, pari a 300 milioni di euro, e a “ulteriori risorse (…) in una misura attualmente pari a 100 milioni di euro”. Insomma, in attesa di conoscere i dettagli delle proposte da parte delle aziende, le casse pubbliche, stando all’ultimo accordo di programma, sono pronte a contribuire fino a un massimo di 750 milioni di euro.
La lunga serie di bluff, tra fallimenti e guai giudiziari - E se i finanziamenti pubblici sono ancora da definire, di certo rimane lo scetticismo dei lavoratori. “Finché non vedremo aperti i cancelli dello stabilimento e i macchinari in funzione, non possiamo stare tranquilli”, è il commento diMastrosimone. In effetti, negli ultimi anni gli oltre 1100 dipendenti in cassa integrazione (700 Fiat, 400 dell’indotto) hanno visto passare troppi aspiranti cavalieri bianchi per potersi ancora illudere. L’ultimo è stato il bluff della Dr Motor di Massimo Di Risio, la società molisana che voleva investire 150 milioni mentre non pagava gli stipendi ai propri dipendenti. Prima ancora era stata la volta di “Sunny car in a sunny region”, il piano in formato slogan della Cape Rev di Simone Cimino, intenzionata a fabbricare auto elettriche: un progetto andato alla deriva, anche in seguito ai guai giudiziari dello stesso promotore.
Il fondatore Cimino, infatti, è sotto processo a Milano per aggiotaggio e la stessa procura lombarda ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per accertare eventuali reati di natura fallimentare nel concordato preventivo di Cape Live, altra creatura del finanziere agrigentino. I problemi con la giustizia non hanno risparmiato neanche i vertici dell’azienda Fratelli Ciccolella, attiva nel settore floro-vivaistico e anch’essa interessata a investire su Termini: il presidente e amministratore delegato Corrado Ciccolella è stato indagato per truffa e bancarotta fraudolenta, anche se in relazione a un’altra azienda. E’ stata invece la sentenza di fallimento, nel 2012, a porre fine alle ambizioni  su Termini Imerese da parte della casa automobilistica De Tomaso dell’ex presidente di Telecom Gianmario Rossignolo, anche lui travolto dai guai giudiziari e ambiziosi progetti di resurrezione di stabilimenti mai realizzati.

e la notizia ANSA: Nuovo incontro l'8 luglio.

(ANSA) - PALERMO, 26 GIU - Un auto ibrida da assemblare nello stabilimento Fiat di Termini Imerese con l'obiettivo di mettere sul mercato a regime 35 mila pezzi all'anno, con un investimento pluriennale complessivo di 250 milioni di euro e assorbendo almeno 450 operai, più la creazione di un indotto locale. A presentare il piano è la "Grifa spa", Gruppo italiano fabbriche automobili, che ha illustrato il progetto nella sue linee generali nel corso del vertice al ministero per lo Sviluppo. Nuovo incontro l'8 luglio. Presenti al Mise il vice ministro Claudio De Vincenti, il governatore Rosario Crocetta, rappresentanti della Fiat, di Confindustria Sicilia e delegazioni di Fim, Fiom e Uilm. Per la Grifa Spa, che ha previsto un aumento di capitale da 25 a 100 mln di euro, c'era l'amministratore delegato Augusto Forenza. Partner nell'operazione anche la "Walking word consulting, società con sede a Torino e rappresentata alla riunione dal presidente Giuseppe Ragni che è un ex dirigente Fiat e la "Leonardo italian and engineering Srl" con sede a Roma, rappresentata da Giuseppe Valli. Nel progetto, secondo quanto si apprende, ci sarebbero anche investitori stranieri che operano in Brasile. "É la prima volta - dice Crocetta - che ci troviamo di fronte a degli imprenditori che vogliono veramente investire e lo fanno in un settore che nei prossimi anni avrà un notevole sviluppo". L'assessore Vancheri ha manifestato al tavolo la disponibilità della Regione "a rendere operativi tutti i programmi sia in termini di autorizzazioni che di impegno nelle aree all'interno del sito"

(ANSA) - PALERMO, 26 GIU - Un auto ibrida da assemblare nello stabilimento Fiat di Termini Imerese con l'obiettivo di mettere sul mercato a regime 35 mila pezzi all'anno, con un investimento pluriennale complessivo di 250 milioni di euro e assorbendo almeno 450 operai, più la creazione di un indotto locale. A presentare il piano è la "Grifa spa", Gruppo italiano fabbriche automobili, che ha illustrato il progetto nella sue linee generali nel corso del vertice al ministero per lo Sviluppo.
    Nuovo incontro l'8 luglio.

prime notizie dell'incontro dal giornale di sicilia online di ieri

Fiat Termini, nuovo progetto in cantiere: auto nel mercato entro 18 mesi dall'ok

PALERMO.  «La nuova autovettura potrebbe essere immessa nel mercato italiano entro diciotto mesi dalla messa a punto definitiva del progetto. In tale arco di tempo si procederà alla creazione del prototipo e quindi ad una graduale assunzione di personale che, a regime, sarà non inferiore a 400 addetti». È quanto afferma l'amministratore delegato di Grifa Spa, Augusto Forenza, in una nota diramata dal sottosegretario allo Sviluppo, Simona Vicari, presente al vertice al ministero sul dossier Fiat Termini Imerese.    
«Il piano industriale vero e proprio, è stato detto durante l'incontro odierno dai vertici aziendali, verrà dettagliato nelle prossime settimane in incontri con i rappresentanti sindacali dei lavoratori che avranno luogo al Mise», si legge nella nota.   
«Il governo - afferma il vice ministro Claudio De Vincenti- guarda con attenzione a questa proposta di ripresa produttiva a Termini Imerese e garantirà tutto il sostegno possibile perchè sia data una nuova opportunità industriale e occupazionale alla Sicilia».    Per Simona Vicari «l'insediamento della società Grifa Spa rappresenta un punto di svolta per il polo di Termini Imerese e potrà avviare quella rinascita e quel rilancio, soprattutto sul piano occupazionale, che da tempo il territorio richiede». «Il governo, da parte sua - conclude - continuerà a svolgere un ruolo attivo e propositivo, come fatto finora».

Futuro dell'ex Fiat, oggi a Roma il tavolo tecnico

dal Giornale di Sicilia di oggi
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Termini Imerese
Futuro dell'ex Fiat, oggi a Roma il tavolo tecnico

Il giorno tanto atteso dagli operai dell'ex Fiat di Termini Imerese e dell'indotto è finalmente arrivato. Oggi alle 15 si riunirà al ministero dello Sviluppo economico il tavolo tecnico per discutere sul futuro del sito. La notizia è stata annunciata nei primi giorni del mese dal presidente della Regione, Rosario Crocetta, che dopo un incontro con il sottosegretario alla Presidenza Graziano Delrio e il viceministro Claudio De Vincenti ha ribadito sull''ex stabilimento l'interesse di due aziende, una automobilistica, per la costruzione di vetture ibride, e l'altra del settore bioenergetico. All'incontro romano parteciperanno, oltre allo stesso Crocetta, l'assessore regionale Linda Vancheri, il sindaco di Termini Imerese Salvatore Burrafato e le aziende interessate. "Dopo quattro anni e mezzo di chiacchiere – dice il segretario regionale della Fiom, Roberto Mastrosimone -, questo incontro deve diventare fondamentale per il futuro dei lavoratori. La politica, la stessa Fiat, si devono assumere le proprie responsabilità. Bisogna dare certezze a 1.200 lavoratori e alle loro famiglie". Di qui la richiesta di avere informazioni precise. Le maestranze sono in cassa integrazione fino a dicembre. In passato, oltre che delle due ultime aziende, si è parlato del progetto di Mossi&Ghisolfi con 250 occupati, ma sono in stand-by i progetti presentati in precedenza di "Sicilia naturalmente", della Biogen per la produzione di energia da oli vegetali e della Landi che produce impianti a gas e Gpl. Con queste potrebbero lavorare circa 500 persone. La Regione intanto ha confermato anche il finanziamento di 350 milioni per riqualificare la zona.

Laura Cianciolo

Marchionne: "blitz" tra gli operai della Maserati, scioperare contro il padrone fa bene...

Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat/Chrysler, non ha digerito affatto lo sciopero di un'ora (1 ora!) indetto dalla Fiom alla Maserati di Grugliasco/Torino, il 16 giugno scorso e mentre in un primo momento si è vendicato dicendo che non avrebbe più trasferito da Mirafiori i 500 operai in cassa integrazione, per coprire i 12 turni, l'altro ieri si è presentato con un "blitz" in fabbrica per parlare direttamente con gli operai.


"Anche i sindacati del sì – riporta la Repubblica di ieri -  (Fim, Uilm, Fismic e Ugl e Associazione Quadri)" che vengono presi ripetutamente a pesci in faccia sul rinnovo del contratto, "sono rimasti a loro volta spiazzati dalla mossa di Marchionne e chiedono «un incontro per chiarire quel che è stato detto ai delegati negli stabilimenti», e a questo punto, forti  del risultato dello sciopero che non hanno fatto e contro il quale hanno fatto volantinaggi, chiedono anche di «riprendere il negoziato interrotto sul contratto aziendale ».
L'affronto però è stato così grande che a Marchionne non è bastato minacciare, ha voluto, come riportano i giornali, scavalcare il sindacato e parlare direttamente agli operai della fabbrica e "scavalcare non solo i sindacati ma anche le strutture aziendali che partecipano alle trattative (e che ieri pare fossero convinte che l’ad fosse negli Usa). Marchionne salta i corpi intermedi, tratta i sindacati come i leader politici, di questi tempi, trattano i partiti. Vuole il rapporto diretto con il popolo dei dipendenti." insomma in perfetto stile fascista padronale.

Come racconta con enfasi il giornalista: "Nella notte l’ad del Lingotto lascia improvvisamente gli Stati Uniti e con un blitz si presenta alle 11 nello stabilimento di Grugliasco. Pochissimi, tra gli stessi dirigenti di vertice del Lingotto, sanno della trasferta decisa all’ultimo momento. Marchionne riunisce circa 200 tra capi e delegati sindacali." Il motivo di tutta questa premura è che è preoccupato "per il fatto che le notizie degli scioperi circolino in America e proietta un filmato in cui riceve il plauso dell’ex leader del sindacato americano Bob King." (Un altro bell'esempio di sindacalista che applaude il padrone!). "Ma perché – si chiede il giornalista - trasformare un’agitazione di un’ora che ha causato la perdita di 11 vetture (!), in una specie di dramma aziendale? «Ha fatto apparire lo sciopero di un’ora come fosse l’attentato di Sarajevo», aveva scritto tre giorni fa l’ex manager del Lingotto Riccardo Ruggieri." "Ma dopo il discorso ai dipendenti di Grugliasco tutto è più chiaro. Alla vigilia della fusione con Chrysler, l’ad sta facendo il giro dei luoghi che contano nella comunità finanziaria americana." È ancora una volta alla ricerca di soldi e di chi comprerà le azioni della "nuova" azienda, perché "il suo obiettivo è che nella nuova Fca «gli investitori Usa abbiano un peso maggiore»".

"All’incontro non vengono invitati i delegati della Fiom («Un caso di apartheid sindacale », dice l’ex sindacalista Giorgio Airaudo) e la scelta non manca di suscitare polemiche: «Se Marchionne era arrabbiato per il nostro sciopero sarebbe stato più utile dircelo in faccia» commentavano i delegati della Cgil".
Questi delegati della Cgil, ex e non ex, se ne escono con frasi meschine e da accattoni, mostrano sempre più la totale incapacità di ragionare: invece di riflettere sul fatto che anche un'ora di sciopero nel momento di punta della produzione mette in crisi il padrone che deve di fatto scendere a patti e quindi conferma la validità dello sciopero come arma di lotta si lanciano in frasi da piagnisteo che la Camusso riassume tutti, visto che giudica comunque «positivo il fatto che sia stato superato un blocco che sapeva tanto di ritorsione ». Bella scoperta!

I sindacalisti si trovano dunque davanti ad una situazione inaspettata che viene raccontata così da un delegato: "Alfiero, delegato della Fim, racconta che «alle 11 del mattino hanno chiamato dal personale dicendo che il dottor Galante ci voleva incontrare. Siamo saliti e ci siamo trovati insieme ad altre 200 persone in una sala in cui erano stati radunati i capi e i rappresentanti dei sindacati. E, soprattutto, di fianco a Galante c’era Sergio Marchionne – che era molto arrabbiato - che ha cominciato subito a parlare». E nonostante l'arrabbiatura parla ai presenti "con il cuore in mano", lo immaginiamo quasi piangente, chissà che non gli sia scappata anche la lacrimuccia: “In America non è così”. Ha ricordato i tanti sacrifici che sono stati fatti e gli investimenti per rimettere in vita la nostra fabbrica che era ormai sull’orlo del fallimento. Ci ha detto: “Non vi voleva comprare nessuno”. [Davvero ingrati questi operai che non ringraziano nemmeno!] E poi ci ha chiesto garanzie, ha detto che non si possono fare investimenti senza garanzie».
Le garanzie che pretende Marchionne sono quelle all'americana, e cioè, niente diritti per gli operai, salari bassi e innanzi tutto niente sciopero!
A questo punto "…intorno alle 12 di ieri, nella sala riunioni dello stabilimento di Grugliasco, tocca direttamente a Mario, il delegato, rispondere a chi governa i300.000 operai e impiegati Fiat in tutto il mondo."
Il giornalista chiede: "Mario, che cosa gli ha risposto? «Mi sono alzato in piedi, ho chiesto la parola e ho detto che nessuno di noi si è risparmiato in questi mesi. Ho spiegato che ci sono persone che hanno fatto cinque giorni di ferie lo scorso anno. Ho aggiunto che non si capisce come mai non si riesca a mettersi d’accordo sull’aumento di stipendio: i sindacati propongono 300 euro la Fiat 250, non si può trovare una via di mezzo? Marchionne allora mi ha interrotto. Ha detto: “Non abbiamo i soldi per concedere quel che chiedete”. Ma io credo che si possa trovare una soluzione». Poi arriva il punto più spinoso, quello del rientro dei cassintegrati: «Ho detto a Marchionne che se la Fiat chiede il rispetto degli impegni, anche noi lo pretendiamo da lei. Noi abbiamo fatto un sacrificio rinunciando ai sabati di straordinario e firmando in cambio un sistema di turni che serva a far rientrare al lavoro 500 cassintegrati da Mirafiori. La Fiat quell’impegno lo ha firmato nei giorni scorsi. Perché dopo se lo è rimangiato? Allora Marchionne ha ripetuto che sono necessarie garanzie per far funzionare gli impianti a pieno ritmo."Poi, atteggiandosi a vecchio padrone benevolo "… si è rivolto a Galante e gli ha detto: “Che cosa dici Luigi? Da lunedì prossimo li facciamo entrare questi 500? “».

Turni, straordinario, salario, ferie… problemi che sembrano irrisolvibili per i sindacalisti. È bastato uno sciopero di un'ora (cui ha partecipato, secondo l'azienda l'11 per cento dei lavoratori, 209 persone su 2.019!!!) per riportare il padrone al "tavolo negoziale"!

http://proletaricomunisti.blogspot.it/2014/06/pc-25-giugno-marchionne-blitz-tra-gli.html

sabato 7 giugno 2014

Nuovo Accordo di Programma e nuove promesse di rilancio: auto ibride e bioenergia

 Il 5 giugno si è tenuto l'incontro inizialmente previsto per fine maggio presso il Ministero dello Sviluppo economico tra il sottosegretario alla presidenza Delrio, il viceministro dello Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, e il presidente della regione Siciliana Crocetta per stilare il nuovo Accordo di Programma, dopo quello fallito in questi anni. Adesso, come si legge sulla stampa, sembrano spuntare due nuove possibilità di rilancio che prevederebbero la produzione di auto ibride e bioenergia, viste addirittura come soluzione immediata!

È chiaro che l'incontro è servito soprattutto per dare una veste di legittimità, con un nuovo Accordo di Programma, alla nuova cassa in deroga prevista fino al 31 dicembre di quest'anno e che è stata firmata proprio il 5 presso l'Ufficio provinciale del lavoro per i 651 operai Fiat e i 117 lavoratori della Magneti. “Al momento restano esclusi gli operai delle aziende dell’indotto e dei servizi: 69 della Bienne Sud, 44 della Ssa, 19 della Pellegrini e 20 della Manital... Adesso attendiamo la convocazione – ha detto Mastrosimone - anche per il rinnovo della cassa integrazione per gli operai delle aziende dell’indotto e dei servizi.”

Come tutti sanno di annunci e di accordi in questi anni ce ne sono stati tanti e tutti andati in fumo, quindi prima di dare un giudizio o entusiasmarsi troppo presto bisogna vedere i fatti.

Alcuni fatti già ci dicono che se è possibile la produzione di auto ibride, che per molti analisti e perfino per lo stesso Marchionne, sarebbero il “futuro dell'auto”, visto però lo stato della crisi economica mondiale e dell'auto in particolare, comunque la messa in produzione vedrebbe un importante impegno finanziario da parte dello Stato e della Regione... e da questo punto di vista non ci sarebbe nemmeno bisogno di un Marchionne di turno per “salvare” l'azienda! Ma Crocetta trova immediatamente la possibilità di continuare a non impegnarsi lasciando nelle mani del governo la “soluzione” del problema.

Forte di questa notizia perfino Renzi si è “allargato” su questo tema “sfidando” Marchionne nel corso degli incontri al Festival dell'Economia di Trento dei primi del mese. Dice Renzi “Se Marchionne è d'accordo, a settembre, nell'ambito del giro che farò, vado a Detroit [ma quanto si è montato la testa questo “giovane”!]. Io accetto le sfide ma è evidente che a Termini Imerese, come all'Ilva o nel Sulcis, c'è un tema occupazionale”. Bella scoperta! Voleva di sicuro “impressionare” Marchionne al quale ha fatto e continua a fare i complimenti come manager. E con un rimando di complimenti Marchionne prima dice che Renzi sta facendo bene e deve andare a vanti, poi risponde “lo aspetto volentieri” ma su Termini Imerese è categorico: “Quello stabilimento non è utilizzabile per produrre auto, è costato alla Fiat una barca di soldi, per ogni auto prodotta Fiat perdeva 1.500/1.600 euro, perché – a due passi dal mare – le lamiere uscivano già arrugginite”.

È costato alla Fiat una barca di soldi? Ma se lo stabilimento è stato creato con i soldi dello Stato! Ma quante bugie riesce a mettere insieme ogni volta Marchionne quando viene “scoperto”! Quella delle lamiere arrugginite è davvero grossa! Prima parlava solo del fatto che un'auto prodotta a Termini costava 1.000 euro in più (e non 1.500/1.600 e siccome l'inflazione in questo momento è a zero non si spiega l'aumento marchionnesco!!!), adesso pure questa. Come si fa a produrre auto arrugginite per 40 anni, e venderle!, non si capisce.


Il prossimo incontro è stato fissato per il 26 giugno, giusto prima di “andare in vacanza” magari con un'altra bella notizia e poi rivedersi a settembre-ottobre... quando, se non viene ancora una volta rinnovata la cassa in deroga, potrebbero arrivare le lettere di licenziamento!